La mente dell'Adolescente

La mente dell'Adolescente: le risorse e l'incostanza nella quotidianità

Tra gli innumerevoli modi di parlare e di pensare all'adolescenza in questo breve scritto si vuole partire dalla nascita di una nuova capacità di pensare.


La mente accoglie così, elabora e trasforma non solo ciò che proviene dall'esterno: una buona parte dell'attività mentale è rivolta a quanto avviene nel mondo interno.

Tutto questo lavoro interiore serve all'adolescente per definirsi in modo più preciso, per dare risposta al proprio bisogno di identità (chi sono?) e di relazione (chi sono gli altri per me?). Nei suoi atteggiamenti e nei suoi comportamenti, l'adolescente esprime in modo creativo questo investimento su di sé, cercando di tradurre in simboli e segni, complessi ma comprensibili, quanto avviene nel pensiero.

I vecchi detentori della verità e della conoscenza, i genitori e in genere gli adulti sono detronizzati, perché ogni adolescente vuole trovare la propria verità e costruire la propria conoscenza del mondo attraverso il ripensamento di ciò che accade dentro e fuori di sé. I primi cambiamenti visibili sono quelli fisici; la maturazione puberale offre alla mente nuovi materiali da elaborare, riguardanti i rimaneggiamenti del corpo, che raggiunge, generalmente per discontinuità e non con la gradualità di crescita che aveva caratterizzato l'infanzia, le dimensioni e le potenzialità dell'adulto, mettendo l'adolescente di fronte alla possibilità di vivere sensazioni fino ad allora ignote e di acquisire iniziative che fino ad allora non poteva che immaginare.

Un corpo grande, forte, sessuato portatore di messaggi di attrattiva o repulsione, che consente di guardare gli adulti dritti negli occhi e non più dal basso all'alto, che è in grado di muoversi ed esplorare il mondo come mai prima era avvenuto, va ripensato completamente, per poterne tracciare una nuova mappa mentale. Un altro cambiamento importante è quello relazionale; anche l'ampliamento della sfera relazionale offre nuovi carichi di lavoro alla mente dell'adolescente: al bambino che ruotava come un satellite attorno ai propri genitori, si sostituisce un adolescente che affronta la sua "nascita sociale" trovandosi da solo nel mondo dei coetanei e di altri adulti extra-famigliari, allargando la sua orbita ad accogliere amici e amiche che spesso diventano i nuovi fratelli, in alternativa a quelli naturali, e restringendo lo spazio affettivo dedicato a mamma e papà.

Nel contempo lo sviluppo cognitivo attinge a nuove possibilità, attraverso il raggiungimento del pensiero formale e astratto, che consente di porre come oggetto del pensiero i propri pensieri, permette un pensiero in cui oggetto principale diventa non più la realtà esterna, concreta, ma quella interna, col suo carico d'emozioni e affetti portati dal presente, e di sogni, desideri, progetti che aprono a un futuro sempre più a portata di mano.

Altri elementi che si aggiungono; non solo i richiami della società adulta ad essere più pensosi e riflessivi che impulsivi, ma anche il carico crescente di difficoltà dello studio che la scuola secondaria, inferiore prima e superiore poi, pongono di fronte agli studenti, in un crescendo di autonomia nello studio personale e di richiesta di sempre maggiore tenuta su argomenti lunghi e complessi.

Inoltre nel passaggio dalla scuola media inferiore a quella superiore, vengono largamente meno quei supporti affettivi, perlopiù di marca materna, che dovevano consolare i ragazzi dalla fatica scolastica, lasciandoli meno soli, anzi accudendoli. Questo è il lato dell'impegno e delle risorse. Dall'altra parte la tentazione dell'incostanza e della fuga è grande e si manifesta in forme molteplici: a volte con il rifugio in attività dove l'obbligo di riflettere e ragionare sia ridotto al minimo, siano esse intense attività fisiche o giochi che interessino quasi esclusivamente abilità percettive e motorie, come alcuni videogiochi ripetitivi; ma anche con l'assunzione di veri e propri anestetici (alcol e stupefacenti) in gruppo o più raramente da soli, minimizzando i danni reali a vantaggio di una immediata anche se effimera riduzione della tensione e della fatica mentale.

E i genitori degli adolescenti?

Molto spesso si diventa genitori di un adolescente in una fase diversa della propria vita rispetto a quando si è diventati genitori, cioè nella fase che solitamente è intorno all'età che coincide o precede la crisi della maturità, quindi in un'età che è già di per sé faticosa. Sono tanti i temi che si concentrano in questa crisi e che, se non riconosciuti, possono appesantire la relazione: il tempo di vita che scorre e che non è più infinito davanti, le scelte fatte e quelle che ormai non si potranno più fare, la relazione con i propri genitori che cambia necessariamente per l'avanzare della loro stessa vecchiaia…

Non è quindi solo l'adolescente che deve perdersi per ritrovarsi, è anche il genitore che contemporaneamente deve fare lo stesso cammino nella sua vicenda personale. La perdita del ruolo idealizzato di genitore fa parte della fatica di questo percorso: se la relazione con il bambino poteva essere gratificante perché ci si sentiva messi al centro del mondo e del suo mondo, come il re sul trono, quella con il figlio adolescente diventa spesso frustrante perché da questo trono si è deposti. Per alcune di queste dinamiche potrebbe essere utile quindi un supporto psicologico che permetta sia all'adolescente sia al genitore di comprendersi al meglio in questo momento di vita.

 


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