Il sentimento d'amore che si prova per l'altro è fondamentale per lo sviluppo e il mantenimento di una coppia, certo.
Tuttavia questo da solo non può bastare, in quanto la coppia che regge alla prova del tempo è costruita non solo su affetto reciproco, ma anche su condivisione di idee, di responsabilità e di progettualità, nonché sulla necessità di alternare abitualmente il proprio punto di vista con quello dell'altro, in modo da avere una più ampia panoramica di ciascuna situazione vissuta insieme.
Impossibile poi non analizzare il piano della comunicazione.
Il rapporto tra due persone, a maggior ragione all'interno di una coppia, è fatto in gran parte di scambi comunicativi (non solo verbali), per i quali è bene ricordare che i messaggi vengono veicolati non solo dalle parole dette, ma anche dagli atteggiamenti assunti e dai comportamenti messi in atto. A volte, il "come" si dice qualcosa rivela molto di più del "che cosa" sia stato in effetti detto. E ancora, il punto di partenza che si prende a riferimento in uno scambio comunicativo fa la "differenza" nelle conclusioni che si possono trarre dal dialogo stesso.
Ad esempio, se uno pensa: "non mi intrometto nelle decisioni perché so che vuol fare sempre tutto lei poichè ha bisogno di controllare tutto"; e l'altra dal canto suo si dice: "devo sempre fare tutto io perché tanto so che a lui non interessa nulla e non si lancia mai in nessuna proposta"… è evidente che nessuno dei due abbia di per sé ragione, ma si tratta di considerare il fatto che entrambi attribuiscono all'altro l'aver originato questa "abitudine relazionale" senza tuttavia considerare che tale abitudine si è instaurata all'interno della relazione, per una combinazione di con-cause di cui la coppia, e non uno dei due, è responsabile.
Pertanto, si potrebbe affermare che la terapia di coppia parta dal presupposto che la coppia stessa, volenterosa e desiderosa di cambiare e migliorarsi (altrimenti non sarebbe approdata in terapia), debba mettersi in gioco, rinunciando in partenza ad attribuirsi colpe vicendevolmente (si tratterebbe in questo caso di un lavoro più giuridico che terapeutico) per provare, invece, a capire quali fili comunicativi e relazionali muovere per giungere a stare (nuovamente) davvero bene insieme: il che quantomeno rappresenta, poco ma sicuro, l'obiettivo di entrambi.
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